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Il valore di chi non partecipa pubblicamente

Marco

Due uomini all'aperto che sorridono con in mano un calice di vino rosso

A febbraio 2020 scrissi un post sull’importanza dell’ascolto in rete per un’azienda del vino. Oggi ribalto la prospettiva per puntare il riflettore su chi, utente, ascolta senza apparentemente partecipare.

Cosa intendiamo per partecipazione, partendo dal mio esempio

Ricevo pochi commenti diretti su questo blog, si tratta di un dato oggettivo. Mi capita più spesso di raccogliere feedback e pareri all’interno delle piattaforme social che uso per condividere i miei contenuti.

Succede poi, con una certa frequenza ma qui dovete fidarvi, di ricevere commenti ai post nei messaggi privati, siano essi Messenger, i DM di Instagram, a volte WhatsApp se la persona è abbastanza intima da avere il mio numero di telefono.

Mi capita infine di confrontarmi, su un argomento di cui ho scritto, faccia a faccia con persone che conosco, o che posso incontrare in svariati contesti.

Da questo esempio, e allargando il campo di perlustrazione alla realtà delle aziende del vino, desumo e propongo 4 modelli di partecipazione a un contenuto web o social. Vediamoli in sintesi:

  1. Chi partecipa pubblicamente, tramite commenti a un post su un blog o sui social, tramite condivisione di un contenuto, tramite rielaborazione di un concetto con indicazione della fonte
  2. Chi partecipa privatamente con chi ha prodotto il contenuto, sia per mezzo di strumenti e canali digitali sia tramite chiacchierata e confronto faccia a faccia
  3. Chi partecipa privatamente e intimamente, ma lo fa in una cerchia chiusa che esclude il produttore del contenuto (che non saprà mai cosa si è detto di lui o di ciò che ha postato)
  4. Chi infine non partecipa in alcun modo al contenuto, che comunque legge o fruisce, ma partecipa concretamente alla vita di un brand vinicolo, perché anche senza farsi notare acquista vino e visita le aziende perché raggiunto e coinvolto comunque dai contenuti online

Si potrebbe obiettare che anche il modello numero 3 non è esattamente partecipativo, anzi è forse anti partecipativo esattamente come il quarto, proprio perché esclude dai giochi chi ha prodotto il contenuto. Sono io che in una cena tra amici discuto di quanto era interessante o banale il post di un’azienda del vino.

In realtà pur sempre di partecipazione al contenuto si tratta, soprattutto se gli interlocutori sono in target. Lo facciamo quindi rientrare nella partecipazione privata, che comprende anche i punti 2 e 3.

Ma quanto pesa la partecipazione privata?

Difficile dare una risposta generalizzata, soprattutto in un ambito specifico come quello del vino.

Certo è che dopo un periodo prolungato di attività digitale, qualunque vignaiol* o brand vinicolo, dovrebbe essere in grado di valutare il peso della partecipazione privata che lo/la coinvolge, quindi avere una vaga idea dell’esistenza e della consistenza del modello partecipativo numero 2.

Inutile precisare che tutta la partecipazione privata è nemica di quelle che vengono definite vanity metrics, ovvero quelle espressioni pubbliche di gradimento a un brand o a uno specifico contenuto, come i like ad esempio, che coccolano l’ego di tutti noi facendoci sentire a nostro modo popolari. Ma non siamo certo qui per farci dare pacche sulle spalle, giusto?

La moltitudine silenziosa

Tutto ciò che rimane nel web può essere misurato, mentre quello che esula dagli ambienti e dalle piattaforme sfugge alle metriche ma per questo non ha meno dignità e importanza di ciò che viene tracciato.

Dice bene Vera Gheno:

…farò appello ancora una volta alla «moltitudine silenziosa» che anima i social network: tutte quelle persone che non intervengono nelle discussioni, né a favore né contro, ma che le leggono in silenzio, appunto. Spesso, sono quelle che riflettono di più su quanto hanno letto, e questo le rende un elemento prezioso delle interazioni online: una parte invisibile, ma non meno di peso.

Vera Gheno, Le ragioni del dubbio (Einaudi, 2021)

Le prossime volte che produrrai un contenuto digitale ti invito pertanto a pensare anche al popolo in ascolto, silente, a quelli che leggono e non commentano, a chi preferisce altre piazze o semplicemente l’intimità dei confronti privati, a chi legge, riflette, comprende e, se tutto va bene, agisce.

Comunichi anche per loro, per tutti quelli che sono apparentemente invisibili ma poi al ristorante o in enoteca si ricordano del tuo vino, quelli che durante una gita o una vacanza decidono di vedere se sei aperto per una visita in cantina.


Questo post contiene alcune informazioni che spero possano esserti d’aiuto concreto. Se vorrai condividerlo ne sarò felice.

Nel caso in cui necessitassi di ulteriori approfondimenti o desiderassi contattarmi per una consulenza, puoi farlo tramite la chat Messenger o scrivendo a andreamarc79@gmail.com

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Marco

2 Responses

  • Sara Cintellil 1 Dicembre 2021 at 8:16

    Per la serie “c’è ma non si vede”! Alle volte credo siano molto più utili i fruitori silenti, che fanno tesoro di ciò che hanno letto(magari si salvano anche il post), di coloro che commentano solo perchè sono stati taggati o solo per remare in favore del proprio engagement con banali ed inutili frasi del tipo “molto interessante”…

    Reply
    • Marco 1 Dicembre 2021 at 8:31

      Verissimo! E vero anche che la maggior parte dei commenti sotto post social di varia natura sono assolutamente inutili, telegrammi scritti tanto per fare o addirittura frutto di bot.

      Reply

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    Marco Andreani

    Consulente di marketing digitale per aziende vinicole.

    Sono uno come te, e come te non bevo per dimenticare.

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